1. Perché un corso di formazione sulla relazione di cura nelle prassi sanitarie, mediche, infermieristiche psicologiche?
  2. E soprattutto ci si può formare alla relazione di cura o questa è un’area aspecifica dell’arte clinica medica e psicologica che rimanda ai talenti soggettivi di ciascun operatore?

Tentiamo alcune risposte partendo da due assunti.

1) La relazione di cura sanitaria può essere intesa come l’incontro tra una coscienza, quella dell’operatore sanitario, e una fiducia, quella del paziente, origine ed effetto dell’alleanza terapeutica.

2) Finora per la medicina più che per la psicologia, la relazione di cura è stata il luogo ed il mezzo propedeutici al raggiungimento degli obiettivi di guarigione concordati, ma non una finalità dal valore terapeutico, un atto in sé medico.

Da una parte oggi l’alleanza terapeutica sfugge a quell’incontro. E’ messo in crisi da fattori politici- istituzionali (scarso inserimento delle risorse umane sanitarie mediche e psicologiche, la mancanza di tempo sottratto dalla burocratizzazione dell’arte medica), tecnologici (sproporzionate deleghe delle diagnosi alle indagini strumentistiche), culturali (inadeguati approcci ai social da parte dei pazienti che cercano autonomamente una definizione del proprio stato di salute e malattia per poi rimanere disorientati sulle opzioni terapeutiche), ma soprattutto è messo in crisi da una diversa domanda ‘terapeutica’. L’allungamento dell’età e della maggiore presenza di malattie croniche, sia fisiche che psicologiche, rispetto a quelle acute, trasforma la richiesta di cura in un recupero di salute che non sarà più intesa né come assenza di malattia né come stato di completo benessere fisico mentale e sociale (OMS), ma “come il desiderio di accompagnamento” (Giuseppe de Rita, ex presidente Censis). Anche se Maurizio Benato, Componente Gruppo di lavoro Stati Generali e Consulta Deontologica FNOMCeO, sostiene che la prassi medica debba essere sostenuta da tre culture, quella fisiopatologica, statistico-analitica e clinica e che la natura interpretativa ermeneutica di quest’ultima ha sempre garantito nell’esercizio medico “una circolarità tra fatti e valori anche in pieno positivismo (“unico libro è il malato, unico codice è il cadavere” affermava Antonio Cardarelli, cui rispondeva Achille De Giovanni “Non malattie ma individui malati si devono trattare”)”, tuttavia siamo ancora abbastanza lontani dall’intendere quell’incontro tra sanitari e pazienti, tra coscienza e fiducia, come la risposta ad un desiderio di accompagnamento del paziente che vuole vedere nella relazione terapeutica il suo principale bagaglio di difesa ‘immunitario’. Non solo una risorsa per la cura ma anche per l’affermazione ed il rafforzamento delle sue parti sane. Il sanitario sarà la sua base sicura e la sua parte sana introiettata. Un errore nella relazione da parte dei sanitari potrebbe essere letta dal paziente come abbandono, tradimento, ferita alle parti di sé sane, improvvisi ed inaspettati, e potrebbe anche costare l’irruente condotta violenta del paziente nei loro riguardi.

Dall’altra parte scrive David Lazzari, membro del direttivo del Consiglio dell’Ordine Nazionale degli Psicologi: “Siamo ancora immersi in una cultura che separa gli aspetti biologici, ciò che accade nel corpo a tutti i livelli, da quelli psicologici: i vissuti, i pensieri, le relazioni [..] Il corpo si cura perché la malattia è nel corpo e della persona ci si prende cura. Ci si prende cura quando è possibile e comunque in modo tale che ciò non interferisca con la cura ‘vera e propria’ .[..] In altre parole la torta è la cura e la relazione la ciliegina, molto decorativa ma- appunto- un ‘decoro’ e non un ingrediente fondamentale” (La relazione di cura medico-paziente. Cosa c’è ancora da sapere. A cura di Liuva Capezzani, ed. Linea Edizioni). Eppure una mole sempre più consistente di recenti evidenze scientifiche ha illustrato come le relazioni dalla vita intrauterina al fine vita possano plasmare l’organizzazione psicobiologica di ciascuno di noi, operatori sanitari compresi. La relazione di cura in questo senso non può più essere considerata e trattata unicamente come il luogo ed il mezzo propedeutico alla cura ma anche come la relazione che cura, un fattore ed atto di cura in sé, con ricadute specifiche non solo sull’alleanza terapeutica che facilita l’adesione alle terapie ma anche sulla guarigione e la qualità della vita. Può e deve essere perciò oggetto di formazione specifica.

Quindi per rispondere alla pima e seconda domanda, un corso di formazione sulla relazione di cura sanitaria è necessario:

  • per spostare la centralità dei percorsi terapeutici sanitari, fondata finora sulle evidenze degli atti clinici e data prima agli operatori e poi al paziente, sulla relazione in sé quale luogo e tempo in cui promuovere una ‘’educazione alla costruzione dei significati” (Maurizio Benato) della cura della malattia e dei sistemi interpersonali che entrano in gioco;
  • per fornire competenze utili alla modulazione della relazione tra gli attori dei processi sanitari e garantire attraverso esse atti di cura relazionali.

 

Scopo e Metodologia del corso

Il corso ha lo scopo di fornire strumenti concettuali ed empirici per riconoscere e gestire criticità della relazione di cura, così da dare centralità alla modulazione della relazione in sé, più che al paziente o al clinico in sé. Si avvale di un approccio multidisciplinare nel tentativo di offrire conoscenze e competenze specialistiche ed integrabili utili ad aggiornare il know-how dell’arte medica con particolare riferimento alla relazione di cura e le sue dimensioni caratterizanti. Il corso è rivolto ad operatori sanitari, medici, psicologi, infermieri, professionisti o studenti dell’area sanitaria in formazione.

Il corso è strutturato in 8 moduli di 8 ore ciascuno più 1 modulo di chiusura di 5 ore per un totale di 69 ore didattiche, di cui 50 teoriche o frontali , 18 di esercitazioni pratiche con proposte video, role playing e discussione di casi e un’ora per ECM e consegna attestati

I moduli sono:

  • Fondamenti storico antropologici della relazione di cura e criticità attuali nel mondo sanitario
  • Il potere della cura e del setting relazionale. Trasformazioni nell’era digitale
  • Epigenetica e relazione di cura
  • Accudimento ed attaccamento nella relazione di cura sanitaria
  • Semeiotica della relazione di cura e delle emozioni
  • La relazione empatica in medicina
  • Modulazione della relazione di cura sanitaria
  • La medicina narrativa e la relazione di cura
  • Dalla relazione di cura alla relazione che cura

Nota. Aprile il programma dettagliato per una visione integrata dei contenuti di ciascun modulo

Quali conoscenze posso acquisire da questo corso?

  • Stato dell’arte della complessità delle relazioni di cura sanitaria oggi e questione medica
  • La relazione di cura secondo l’antropologia la filosofia l’etica la medicina. Le funzioni della simbolizzazione della parola e dei farmaci
  • L’impatto della comunicazione mass mediatica sulla relazione di cura
  • La funzione dei diversi setting terapeutici
  • Aggiornamenti dagli studi di epigenentica sul potere terapeutico della relazione di cura
  • Neurobiologia dei sistemi di accudimento ed attaccamento, dei sistemi di difesa relazionali e dell’empatia in ambito sanitario
  • I sistemi di accudimento ed attaccamento tra operatori sanitari e pazienti
  • Caratteristiche dei vissuti delle relazioni sanitarie traumatiche
  • I sistemi di difesa nelle relazioni di cura traumatiche e ad attaccamento evitante, ambiguo, disorganizzato
  • Approcci di comunicazione verbale e non verbale empatica e non empatica in ambito sanitario
  • Semeiotica della relazione di cura, il sentire, il toccare l’intervista medica
  • Sintassi e grammatica delle emozioni, quando il corpo è malato e sano
  • La modulazione delle relazioni di cura disfunzionali
  • Il valore terapeutico della medicina narrativa tra arte e letteratura
  • Nuovi indirizzi formativi e professionali sanitari integrati per medici e psicologi

 

Quali competenze posso apprendere da questo corso?

  • Modulare nel paziente la comprensione delle informazioni sanitarie attraverso i social
  • Riconoscere modulare o disattivare transfert e controtransfert nelle relazioni di cura
  • Riconoscere e imparare a modulare lo stile di attaccamento adulto proprio e del paziente e i loro reciproci effetti sull’alleanza terapeutica e processi di cura
  • Riconoscere i vissuti traumatici di un paziente
  • Riconoscere ed imparare a modulare le risposte di difesa (attacco, fuga, congelamento, ingaggio sociale) verbali e non verbali, proprie e dei pazienti, di fronte a minacce percepite e a disregolazioni interpersonali reciproche, e i loro effetti sull’alleanza terapeutica ed i processi di cura
  • Migliorare le capacità di ascolto attivo e fiducia verso il paziente
  • Riconoscere e favorire la sintattica adattiva delle emozioni proprie e dei pazienti
  • Individuare le risorse simboliche tra arte musica letteratura e tecnologia nelle esperienze di relazione di cura

 

Per concludere citiamo una frase di Maurizio Benato, Componente Gruppo di lavoro Stati Generali e Consulta Deontologica FNOMCeO,recentemente uscita su quotidiano Sanità:

“Non è necessaria una ridefinizione dei domini della medicina anche sul terreno delle conoscenze e del modo di usarle, che la questione medica fatta di tanti problemi che riguardano l’esercizio professionale non si risolve con la “libertà nel metodo” ma assicurando un buon bagaglio culturale al medico.”

Questo corso è un tentativo, non solo per medici ma anche per psicologi ed infermieri, di incrementare quel “bagaglio” che diverrà il desiderio esaudito del paziente e suo compagno di viaggio.

Ci proviamo. Sarebbe anche una prima volta.

 

I Responsabili Scientifici

Dott.ssa Liuva Capezzani e Prof. Alessandro Meluzzi